L’incipit e il finale di un romanzo rappresentano due parti fondamentali di cui esso si compone. Il primo deve attirare l’attenzione del lettore, il secondo non deve deluderlo. Ma quali sono le cose da tenere a mente quando si scrivono?
L’incipit
L’essere umano è alla costante ricerca di storie uniche in cui potersi immedesimare. E queste storie per essere davvero tali hanno bisogno di una spinta narrativa forte e coinvolgente. Ma quale può essere una spinta narrativa capace di catturare l’attenzione? La risposta è di per sé abbastanza semplice: il conflitto.
Ogni storia si fonda su uno o più conflitti che pongono i personaggi di fronte a delle scelte. Grazie a essi possiamo “vivere” ciò che loro stanno vivendo, “provare” ciò che loro stanno provando, una chiave semplice ma efficace! Nei migliori romanzi solitamente questa spinta narrativa, questa freccia scagliata lungo le pagine, viene mostrata – almeno in parte – il prima possibile.
Usando un’altra immagine, l’incipit deve essere “viscoso”, in modo tale da introdurre il lettore alla storia e tenerlo con il naso appiccicato alle pagine fino alla fine. E per far questo possiamo utilizzare due tecniche differenti: catapultare chi legge nella vita dei personaggi senza preamboli (in medias res) o introdurlo pian piano nel mondo creato. L’autore dovrà scegliere inoltre se mostrare solo qualche dettaglio saliente di ciò che contiene il libro oppure svelare il finale già all’inizio (e se pensate che spoilerare il finale di un romanzo sia un errore madornale, provate a dare un occhio a Stoner, di John Williams… sono sicura che cambierete idea!).
Ma, tirando le somme, quali elementi deve avere un buon incipit?
- Deve contenere una serie di informazioni imprescindibili (luogo, personaggio, conflitto ecc.).
- Deve nasconderne altre: svelarle nel corso della lettura aiuterà a tenere alta l’attenzione e la curiosità.
Il finale
Come l’incipit, anche il finale riveste un ruolo molto importante nella dinamica narrativa di un romanzo; per evitare di deludere il lettore dobbiamo quindi prestare la dovuta attenzione.
In ambito cinematografico si è soliti dire che gli ultimi venti minuti sanciscono se il film avrà successo oppure no. Spesso la stessa cosa accade con i romanzi. In questa fase il nostro obbiettivo principale è uno: fare in modo che ciò che è stato letto riecheggi nella mente, anche a distanza di tempo. So che è più facile dirlo che farlo, ma questa è la chiave dei grandi finali, di quelli che restano.
Guardando il romanzo in un’ottica complessiva, le ultime pagine (se il romanzo è stato architettato nel modo corretto) rappresentano il momento di scioglimento, il punto in cui la tensione cala e il ritmo rallenta… d’altronde ciò che doveva accadere è già accaduto: è il momento della riflessione!
Il finale è lo strumento con cui uno scrittore fa ordine nei pensieri del lettore, è il momento in cui la storia ci parla davvero, in cui ciò che è cambiato (o che non è cambiato) diventa lampante.
Esso è la presa di coscienza, l’epifania, non solo dei personaggi ma anche di chi sta leggendo la loro storia: dall’IO si passa al NOI e si arriva a una condizione umana condivisa.
Per questo motivo è buona prassi conferire intensità e (soprattutto nei racconti) risonanza: ciò che è stato scritto deve riverberare nella mente di chi legge; oltre a chiudere i quesiti principali aperti nella narrazione diamo al lettore qualcosa che resti nel tempo, lasciamo qualcosa in sospeso in modo che sia lui a riempire lo spazio vuoto che abbiamo appositamente lasciato.
I sensi e l’ambientazione per l’incipit e il finale di un romanzo
Un must che è bene ricordare durante la scrittura dell’intero romanzo, e a maggior ragione di incipit e finale, è che bisogna far toccare con mano al lettore ciò che sta leggendo. Per rendere più realistica e tangibile una storia sfruttate i cinque sensi e la vostra esperienza diretta. I cinque sensi sono infatti:
- uno strumento potente che consente al lettore di immedesimarsi.
- il modo migliore per mostrare le emozioni dei personaggi.
La scrittrice Flannery O’Connor diceva:
“Lo scrittore di narrativa deve rendersi conto che non è possibile suscitare la compassione con la compassione, l’emozione con l’emozione, o i pensieri con i pensieri. A tutte queste cose bisogna dar corpo, creare un mondo dotato di peso e di spessore”.
Ricordatevi quindi di utilizzare azioni concrete, che abbiano spessore, senza “spiegare” al lettore quali emozioni provare; concentratevi su dettagli concreti, sensoriali, essi saranno fondamentali anche per immedesimarvi nei personaggi a cui state dando vita.
Un classico esempio di memoria sensoriale lo ritroviamo in Dalla parte di Swann: la cosiddetta Madeleine de Proust rimanda a un oggetto, un gesto, un colore, un sapore che evocano ricordi del passato.
In conclusione, cercate di rendere credibili i vostri personaggi e di fare in modo che, grazie a essi, venga veicolato il messaggio che avete abbozzato nell’incipit, sviluppato grazie alle azioni che intraprendono nel corso durante la narrazione, e chiuso nel finale.
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