L’editor è una figura cruciale all’interno della filiera editoriale, anche se molto spesso si rivela fumosa e poco chiara ai non addetti del settore. Talvolta confuso con il correttore di bozze, è l’anello di congiunzione tra autore e casa editrice. È il filtro attraverso cui le opere passano obbligatoriamente prima di giungere alla pubblicazione, ma è sempre così? E soprattutto cosa fa un editor?
Scopriamo insieme chi si cela dietro a questa professione.
L’editor, chi è
Partiamo innanzitutto con l’affermare che né il termine di origine anglosassone, né il vocabolario ci aiutano a fare chiarezza sulla figura dell’editor:
editor <èditë> s.ingl. [propr. «redattore curatore di un’edizione», der. di (to) edit (v. editing)].
Questa definizione, un po’ troppo vaga per i nostri gusti, non consente infatti di capire all’istante a chi ci stiamo riferendo. L’editor è sempre un “redattore curatore di un’edizione”? La risposta è ni.
È necessario, infatti, stabilire fin da subito che oggi esistono diversi tipi di editor. E le mansioni che essi svolgono possono essere differenti.
Editor interno ed editor freelance
- Editor interno: svolge effettivamente il ruolo di curatore. Sceglie personalmente su quali opere investire e accompagna l’autore fino alla fase di pubblicazione. Se la casa editrice può permetterselo, possono esistere più editor interni a seconda dei generi (i cosiddetti editor di collana). All’interno di una stessa casa editrice esistono poi anche altre categorie (come per esempio l’Editor Senior, che si occuperà di scegliere i testi da pubblicare e l’Editor Junior, cui verrà delegato il lavoro vero e proprio sul testo).
- Editor freelance: anche se talvolta può collaborare con le case editrici, si occupa principalmente di lavorare a stretto contatto con quegli autori che optano per il self-publishing. Scegliendo di pubblicare un testo in modo autonomo, l’autore diventa l’editore di se stesso e viene a confrontarsi con una serie di passaggi “editoriali” quasi obbligati.
Primo tra tutti, l’editing: questa fase di revisione del testo serve all’autore per immettere sul mercato un prodotto corretto dal punto di vista contenutistico e formale. Tuttavia, effettuare un editing sul proprio testo non è mai una scelta saggia: serve il giusto distacco dall’opera per poterne analizzare in modo obbiettivo potenzialità e soprattutto criticità. Senza contare che scrivere un romanzo non significa per forza saperlo anche editare. Per questo gli autori si rivolgono agli editor freelance, i quali si occupano di segnalare eventuali modifiche o migliorie da apportare al testo prima di pubblicarlo.
Capita sempre più spesso poi, che gli scrittori si rivolgano a queste figure professionali anche in vista di una proposta editoriale alle case editrici. L’occhio esperto dell’editor, soprattutto in ambito di narratologia, potrebbe rivelarsi fondamentale per farsi notare in mezzo alla pila di manoscritti che affollano settimanalmente le scrivanie degli editori.
Proporre un testo curato nei contenuti e nella forma, che non abbia refusi o strafalcioni, è infatti un ottimo modo per spiccare. Dimostra a un editore che quel determinato autore ha a cuore il progetto, che gli importa davvero e non lo ha proposto semplicemente perché al giorno d’oggi tutti possono professarsi scrittori.
Ma quindi, nello specifico, cosa fa un editor?
Diffidate da chi vi dice che l’editor prende il vostro manoscritto e ve lo riconsegna riscritto, pulito e privo di errori (questo si chiama ghostwriting, ed è tutt’altra cosa).
L’autore che decide di intraprendere un percorso di editing deve essere consapevole del fatto che potrebbe trovarsi a riscrivere parti intere di un romanzo. E rifarlo di nuovo, fino al raggiungimento della forma definitiva. È un lavoro che non interessa solo il testo, ma l’intero modus operandi dell’autore, il suo stile e il suo approccio alla scrittura. L’editing si fa sulla carta, ma i risultati si vedono soprattutto sulla persona.
Un buon editor non segnala solo le problematiche, ma deve anche saper spiegare perché sono considerate tali e fornire gli strumenti adatti per prevenirle e “curarle”.
È il compagno di viaggio esperto, quello con la bussola che indica la giusta direzione. Spetterà però all’autore ascoltare i suoi suggerimenti o meno.
L’editor scorpora un testo in frammenti che andranno poi riassemblati, calibrati, modificati, riscritti, invertiti, tagliati e ricuciti insieme (proprio come farebbe un sarto). Finita questa fase di taglia e cuci ritorna poi a osservare il risultato nel suo insieme.
Si occuperà quindi di migliorare ciò che già c’è, di tagliare il superfluo e di far scrivere ciò che manca.
Sarà suo compito intervenire sull’intreccio poco funzionante, su personaggi deboli e ambientazioni scarne. Sarà suo il compito di assicurarsi che ogni informazione veicolata sia corretta e coerente.
L’editor dovrà intervenire poi sulla sintassi dei periodi, senza però soffocare lo stile dell’autore, che anzi dovrà emergere e spiccare. La voce di ogni scrittore è diversa, ed è compito dell’editor capire quale sia e in che modo renderla pienamente riconoscibile.
Un mestiere incompreso, ma necessario
Come avrete notato, il mestiere dell’editor non è affatto semplice: la quantità di nozioni necessarie per poter analizzare un testo in modo adeguato è infinita, ma la vera difficoltà sta nell’approccio che si ha con le persone.
Perché le persone sono il tassello fondamentale di questo lavoro. Persone con sentimenti, emozioni e debolezze, che talvolta devono essere ascoltate e supportate, talvolta ricondotte sulla giusta strada con autorevolezza, talvolta strigliate e poi rassicurate.
Speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza su questo mestiere complesso e oscuro ai più, ma pur sempre meraviglioso.
Alla prossima!
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